Il più rampante e sorprendente aspirante alla carica di Presidente degli Stati Uniti fa parte del pool di candidati che si contendono la nomination passando per le primarie dei Democratici.
Sto parlando di Andrew Yang.
Per emergere, Andrew ha scelto di puntare solamente su tre temi e di prenderne uno di questi come cavallo di battaglia.
I tre temi sono:
Reddito universale di base di 1000 dollari al mese per ogni americano sopra i 18 anni;
Sanità gratuita per tutti;
Un capitalismo umano dove le persone sono più importanti dei soldi e dove non ci sia più l’enfasi sul profitto a tutti i costi.
Sconfessando pesantemente storia e cultura americana, certo.
Il rapporto tra musica e politica è sempre stato molto forte. Specie negli Stati Uniti, dove la figura del cantautore “impegnato” ha sempre avuto un fascino e un attenzione che non ha trovato pari in Inghilterra, Italia o Francia (seppur il filone abbia attecchito, con alterne fortune, anche nei Paesi appena citati).
Ora, come certo saprete, negli USA ci sono state le elezioni di “mid-term”, ossia il “tagliando” che arriva a metà di ogni quadriennio presidenziale. Il voto di qualche giorno fa è stato una disfatta per il Presidente Obama, con i repubblicani che hanno confermato la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e conquistato quella del Senato.
Un colpo non da poco, quello subito dal supposto Uomo della Provvidenza, quello della “speranza” e del “cambiamento”.
Ecco, appunto, il cambiamento. Che ci riporta al discorso iniziale, sul rapporto musica-politica. Se devo pensare a delle canzoni “bandiera” del cambiamento, me ne vengono in mente due, entrambe sono legate al concetto di “vento” (nello specifico, penso a ‘Blowin’ In The Wind’ di Bob Dylan e a ‘Wind Of Change’ degli Scorpions).
Buffo, se si pensa che Barack Obama viene dalla “Citta Ventosa”, Chicago. Da quell’Illinois il cui Governatorato è stato conquistato dal GOP.
Il vento è cambiato, dunque, per restare in tema. Ed ha soffiato via la Speranza come tale, e la speranza di Cambiamento.