Luigi Di Maio

Il ritorno di Renzi: le tre strade che può percorrere per rientrare in corsa

renzi e grillo

Quante volte hanno dato politicamente per morto Silvio Berlusconi?

Quante volte è “resuscitato”?

Tante.

Anche quando sembrava finito, il leader di Forza Italia ha dimostrato di saper tornare dagli inferi come nessun altro sarebbe stato in grado di fare. Ora, però, complici anche altri fattori che nemmeno lui può piegare a suo favore, sembra definitivamente sul viale del tramonto.

C’è un altro personaggio politico, però, che avrebbe voluto ripercorrere i fasti dell’ex presidente del Milan: Matteo Renzi.

Non c’è riuscito. Se avesse dovuto mantenere la promessa di lasciare la politica subito dopo la netta e bruciante sconfitta del referendum costituzionale del dicembre 2016 oggi non ne sentiremmo più parlare, almeno per ciò che concerne la vita pubblica del Paese.

Rimangiatosi la parola (deve aver capito che legare la propria carriera a un risultato politico incerto non è stato un colpo di genio), e dopo aver perso il ruolo di Presidente del Consiglio, è stato eletto in Parlamento senza alcun ruolo, come Senatore semplice.

In realtà, il “costume” di Senatore semplice non gli si addice. Infatti, Renzi non ha mai smesso di lavorare nell’ombra per condizionare la vita del proprio partito (i gruppi parlamentare sono legati in gran parte a lui), la cui guida gli è stata scippata da Zingaretti, e di tutta italia.

E oggi si trova davanti non a un bivio, ma addirittura a un trivio.

Ora entro nei dettagli.

Leggi tutto

Il piano di Salvini per diventare premier: l’evoluzione della crisi di governo e cosa ci aspetta

crisi governo

“Troppi no fanno male all’Italia”

È questo il refrain con cui Salvini occupa gli spazi mediatici dal giorno successivo a quello in cui si sono tenute le elezioni europee, che lo hanno visto uscire vincitore (almeno in Italia).

Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai continui stop e rinvii su provvedimenti ritenuti indispensabili per rilanciare il Paese (e cari all’elettorato leghista) causati dall’ostruzionismo del M5S: riduzione delle tasse (leggi Flat Tax), autonomie (più per spinta dei Governatori che tengono le redini dell’elettorato al nord), riforma della giustizia con la separazione delle carriere di Giudici e Pm (tanto cara in passato a Berlusconi e, dato lo scandalo che ha investito il Csm, mai così alla portata come oggi), Tav, salario minimo, etc…

Insomma, i nodi di cui parlava all’inizio dell’esperienza di quello che è stato auto-battezzato come il “Governo del cambiamento”, sono venuti al pettine e sembra non ci sia modo di riparare alla situazione (certi toni e insulti che stanno volando non permettono di tornare facilmente indietro).

Leggi tutto

Chi vuol far cosa : un’analisi più in profondità sulle conseguenze del voto del 4 marzo

analisi politiche bis

Cosa vuole fare Di Maio? Cosa vuole fare Salvini? Cosa vuole fare Renzi? E il suo partito? Cosa vuole fare Berlusconi? Cosa vuole fare Mattarella? Cosa vogliono i cosiddetti “poteri forti”, dalla Confindustria al mondo della finanza e collegati?

Per capire come potrebbe andare a finire bisogna prima rispondere a queste domande.

Sopra ho indicato quelli che ritengo, in questo momento, i principali attori in gioco, quelli che determineranno in un senso o nell’altro il risultato della partita. Non me ne vogliano gli altri, ma in questo momento passano in secondo piano come importanza.

Torniamo a noi.

Nell’articolo scritto un paio di giorni fa (lo trovi sul blog) dicevo che il Movimento 5 Stelle e la Lega avevano tutto da perdere da un accordo di governo che li vedeva insieme.

Perché?

Le due Italie – non solo in riferimento alla cartina con i diversi colori che rappresentano l’affermazione dei partiti o delle coalizioni in determinate aree geografiche – quella dalla parte di Salvini e quella dalla parte di Di Maio, hanno richieste diverse.

Chiunque vada al governo è consapevole che, in qualche modo, i conti devono tornare. Sarebbero sostenibili sia la “Flat Tax” che il “Reddito di Cittadinanza”? Lo dubito fortemente. Vero che Berlusconi aveva proposto un “Reddito di inclusione” per certi versi simile, seppur meno sostanzioso e con più restrizioni, ma la vittoria di Salvini detta al centrodestra altre priorità.

Oltre alla “Flat Tax”, ad esempio, l’abolizione della “Legge Fornero” sulle pensioni, che comporta cifre molto alte. Provvedimento su cui Lega e Movimento 5 Stelle sembrano, tra l’altro, concordi.

Non è solo una questione di nord, centro e sud, è anche una questione di numeri. 

Leggi tutto