Giorgia Meloni

Il ritorno dell’Italia (quasi) preunitaria : il voto che ha spaccato a metà il belpaese

elezioni politiche 2018 analisi

Una breve analisi a caldo delle elezioni politiche del 4 marzo 2018.

I due vincitori delle elezioni sono, secondo tutti gli opinionisti, Il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini.

Gli sconfitti, sempre secondo gli opinionisti, sono il centrosinistra nel suo complesso (il PD di Renzi in primis) e Forza Italia, con Berlusconi che non riesce a darsi pace (più per il risultato della Lega che per quello dei grillini).

Il responso che esce dalle urne, come previsto, è l’assenza di una maggioranza autosufficiente.

Ora, non voglio star qui a fare previsioni su mille possibili alleanze di governo. Dico semplicemente che il mio ragionamento parte da un presupposto : che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le proverà tutte pur di non mandare di nuovo il paese al voto. Quindi non escludo nulla a priori, seppur le posizioni iniziali dei vari partiti tendano a scartare qualsiasi tipo di fanta-governo nemmeno lontanamente ipotizzabile fino a poco tempo fa.

Per essere breve : ritengo più facile un M5S+PD+altri cespugli (senza Renzi), sempre che ci siano i numeri in parlamento, che un governo M5S+LEGA+poco altro, a questo punto. Chi glielo fa fare a Salvini di andare sotto a Di Maio quando nel centrodestra comanda e può – per lo meno provare a – prendersi i parlamentari che gli mancano da altre parti.

Inoltre, un tentativo con gli alleati deve provare a farlo. Perderebbe credibilità a mollarli subito per andare ad abbracciare (mortalmente) i 5 stelle. Io penso che Lega e M5S abbiano tutto da perdere da un governo insieme. Aggiungo anche che, in caso di voto anticipato (che vedo poco probabile, ma non impossibile perché ormai la parola impossibile non esiste più), le forze cosiddette governiste (PD e Forza Italia) potrebbero riprendere fiato a scapito degli altri.

 Però, ripeto, non escludo nulla a priori.

Ed ora un mio giudizio basandomi sui dati definitivi rappresentati da queste cartine. 

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L’unico modo in cui Giorgia Meloni può liberarsi dalle catene di Salvini

giorgia meloni

Il 2-3 Dicembre a Trieste si è tenuto il secondo congresso nazionale di Fratelli d’Italia.

Un congresso definito da Giorgia Meloni e descritto dalla stampa come “la seconda fase”.

In effetti un po’ di novità ci sono state, andiamo a vedere velocemente quali.

La prima riguarda il cambio del simbolo, con la scomparsa del riferimento ad Alleanza Nazionale e al MSI, pur mantenendo la storica fiamma tricolore.

La seconda riguarda le tre condizioni poste dalla Meloni agli alleati per formare una coalizione :

  • liste pulite, con un comitato che vagli le candidature;
  • programma comune (a partire dal “più imponente piano di sostegno alla natalità che si sia visto nella storia d’Italia perché non ci interessa occuparci di un’Italia non più popolata da italiani”);
  • clausola anti-inciucio, perché i voti di Fratelli d’Italia non servano per formare un governo di larghe intese dopo il voto (con l’attuale legge elettorale è difficile raggiungere una maggioranza).

La terza riguarda il nuovo atteggiamento della Meloni.

La destra (senza centro) in Italia vale molto di più di quel che si pensa in termini elettorali.

La concorrenza è spietata.

Salvini sta spingendo come un forsennato e Casapound ha alzato la testa e punta ad essere la sorpresa delle prossime politiche.

In questo contesto Giorgia Meloni sta finalmente e disperatamente cercando di differenziarsi dai propri avversari per non rimanere schiacciata e sofferente come una regione a statuto ordinario lo è tra due a statuto speciale (vedi il caso Veneto).

Questa è una novità per la Meloni ed il suo partito, che fino ad oggi avevano vissuto in maniera rinunciataria al traino di Salvini e della nuova “Lega nazionale”.

Sembrava che la Meloni fosse sempre lì a rincorrere col fiato sul collo. Per una volta ha dato lei le carte e si è presa la scena. A Trieste è successo questo. Miracolo dell’avvicinarsi delle elezioni. 

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