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Elezioni anticipate : gli scenari per le elezioni politiche nel 2017

elezioni anticipate 2017

Il grido “elezioni anticipate” si è levato da più parti all’indomani del referendum costituzionale del 4 Dicembre, che ha visto prevalere nettamente il fronte del NO.

A gridarlo sono stati soprattutto i leader e i soggetti politici azionisti del fronte del NO alla riforma : Beppe Grillo, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e altri con minor seguito.

Ne manca uno all’appello, vero? Eh si, manca Silvio Berlusconi.

Berlusconi ha detto si ad elezioni anticipate, ma solo dopo aver fatto una nuova la legge elettorale.

Ecco le sue parole, ripetute più volte negli ultimi giorni.

A tale governo noi non potevamo partecipare né collaborare: siamo invece molto interessati a collaborare a una nuova stagione di riforme costituzionali vere e – nell’immediato – a una riforma della legge elettorale che consenta agli italiani di votare il più presto possibile, con nuove regole che garantiscano un’effettiva corrispondenza fra maggioranza parlamentare e di governo e maggioranza degli elettori.

In realtà Berlusconi non ha nessun interesse a votare subito e ad andare a elezioni anticipate perché la sua creatura, Forza Italia, è allo sbando e non è nelle condizioni di poter competere per la leadership del centrodestra.

Oltretutto, nel partito non c’è un leader che possa prendere il posto di Berlusconi (ma nemmeno lui lo vuole).

I suoi alleati chiedono le primarie, che lui vede come fumo negli occhi, e piuttosto che cedere lo scettro è disponibile a nuovi accordi col PD di Renzi.

Diciamola tutta : Berlusconi non si strapperebbe certo i capelli (è un modo di dire) se anche si andasse a scadenza naturale della legislatura nel 2018. Lui spera di essere riabilitato politicamente per potersi ricandidare.

Dopo la condanna che lo ha messo fuori gioco Berlusconi, a partire dal 9 marzo 2018, potrà chiedere di essere riabilitato, visto che il giudice di Sorveglianza di Milano gli ha concesso la liberazione anticipata.

L’articolo 179 del codice penale dice che trascorsi tre anni il condannato può chiedere la riabilitazione. Una sentenza, in questo senso, restituirebbe al leader di Forza Italia quella candidabilità scippatagli dalle legge.

Ecco spiegato perché…

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I 5 punti chiave di una campagna elettorale permanente

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“Campagna Elettorale” è il termine con cui si va ad indicare quel periodo di tempo in cui partiti, liste e candidati fanno propaganda politica per aumentare voti e consenso, con l’obiettivo di vincere le elezioni.

L’errore più grande che si possa fare (e che commette il 97% dei politici) è quello di sottovalutare il fattore tempo, ovvero iniziare a fare campagna elettorale solo pochi mesi prima del voto.

In realtà la campagna elettorale dovrebbe essere “permanente” : 365 giorni all’anno.

Per questo motivo non si può più parlare solo di campagna elettorale, ma di una strategia più ampia di cui essa fa parte.

Nel nostro sistema integrato per vincere le elezioni la campagna elettorale è una delle tre fasi di questa strategia, per la precisione è la fase due, ovvero quella in cui si entra nel vivo della competizione.

In questo periodo si concentrano spesso (sbagliando) tutte le risorse umane ed economiche a disposizione.

Non è una novità sentire i team di supporto e i volontari che si lamentano perché arrivano spompati per la volata finale e non ne hanno più.

Vale lo stesso per i soldi : se pensi che tenerne la maggior parte per gli ultimi giorni e per assestare il colpo finale vincente sia la cosa migliore, allora ti sbagli di grosso.

Ad esempio : Obama, durante corsa alle presidenziali americane contro Romney, ha usato una bella fetta del suo budget in un momento ben preciso della campagna elettorale e ben prima del voto (quando gli eventi e la situazione lo richiedevano), e questo gli ha consentito di staccare l’avversario e rendere difficile il recupero al fotofinish. 

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3 motivi per cui agli elettori non frega niente del tuo programma elettorale

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Di campagne elettorali ne ho viste tante, molte le ho vissute in prima persona e molte altre da spettatore esterno più o meno interessato. Una delle cose che mi ha sempre dato ai nervi è la sacralità che viene conferita al programma elettorale, quasi fosse una sacra scrittura.

Si, mi riferisco proprio a quel famoso insieme di fogli di carta al cui interno un cittadino dovrebbe trovare le proposte per risolvere i problemi che lo affliggono.

In particolare, non ho mai sopportato il dover fare due cose:

  • Scrivere un programma elettorale che in pochi avrebbe letto e ricordato, tranne gli avversari, da rinfacciare a futura memoria, e pochi altri addetti ai lavori;
  • Dover perdere un sacco di tempo per scrivere un papiro, quando invece sarebbero bastate poche pagine fatte bene.

Per i “guru”, però, il programma elettorale è sempre stato importantissimo, anzi, fondamentale per vincere.

“La gente ti vota per questo”, si sente spesso ripetere.

E poi ancora: “Devi metterci dentro tutto, non deve mancare niente, deve andar bene per tutti”.

In tempi non sospetti avevo capito che un programma elettorale scritto in quel modo, secondo gli schemi tradizionali della politica, non avrebbe più funzionato in un mondo profondamente cambiato e in cui le persone sono bombardate tutti i giorni da un quantitativo enorme di informazioni di tutti i tipi. 

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