Se siete, come dovreste, ormai degli habitué di ‘Posizionamento Politico’, probabilmente avrete colto che, al netto di alcuni concetti base sulla metodologia, poi ci sono delle specificità, delle peculiarità, che in una campagna elettorale variano a seconda del profilo del candidato, del partito cui aderisce, della coalizione di cui fa parte, dell’area politica nella quale è identificabile.
Ecco spiegato, dunque, perché ad esempio – prendendo come punti di riferimento soltanto i leader – c’è chi è più attivo sui social media rispetto ad altri e, all’interno di questo discorso, come mai abbiamo capi partito che prediligono Facebook e altri Twitter.
La piattaforma di Mark Zuckerberg, ad esempio, è sicuramente la preferita dei ‘ceti popolari’, per cui è normale che sia sfruttata soprattutto da chi ritiene di pescare o di poter pescare a mani basse da quel bacino, come Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio.
È un fan di Twitter, notoriamente, Matteo Renzi, mentre rimane non tutto coinvolto dai social – sebbene abbia avuto una svolta importante in tal senso – Silvio Berlusconi, che continua a trovarsi più a suo agio attraverso la cara vecchia televisione.
Similitudini tra Salvini e Di Maio anche nei tour elettorali: un mix di incontri con le realtà produttive (il primo per ravvivare il legame con partite Iva e PMI, i primi a credere nello spadone di Alberto da Giussano. Il secondo per rassicurare l’Italia che lavora che con un governo pentastellato non si vedrebbero espropriato nulla) e di passaggi tra la gente, specie nei quartieri disagiati, di cui è campionessa – in abbinata coi mercati rionali – Giorgia Meloni. Anche qui conta la percezione di essere elettoralmente forti soprattutto tra le fasce più deboli.
Renzi, al contrario, rischia di prendere qualche ceffone, e il Pd preferisce battere certe strade attraverso i candidati locali, che mantengono un minimo di legame con il territorio e l’elettorato.
Emma Bonino non ha fatto il corso di marketing politico di ‘Fabbrica Politica’, ma evidentemente qualcuno, dalle parti di +Europa, ha letto i consigli del nostro Matteo Spigolon sull’importanza delle email e, grazie al database raccolto da Forza Europa con le sue varie iniziative, ha comunque un punto utile da cui partire.
Campagna sul territorio, giocoforza, anche per le forze ‘minori’: non hanno gli stessi spazi mediatici, né magari le medesime opportunità per pianificare determinate campagne. Che, fino a qualche tempo fa, prevedevano investimenti importanti sui manifesti, come ad esempio i mitici 6×3 di Berlusconi. Ora gli spazi elettorali sono tristemente vuoti, se non per via di qualche eccezione (una photoshoppatissima Giorgia Meloni campeggiava, ad esempio, ad ogni fermata d’autobus di Palermo).
Che cosa ci dice questa breve e sommaria analisi?
Semplice: non basta conoscere le basi ‘tecniche’ di come fare bene una campagna elettorale. Dovete conoscere anche quali, tra questi strumenti siano più utili per la vostra corsa all’ultimo voto e quindi, ancora prima, quale sia il vostro target, sia per quanto riguarda l’elettorato acquisito (che va sempre coccolato, non dimenticatelo!), sia per quanto concerne quello che ritenete utile andare a conquistare.
Altrimenti rischiereste di sprecare tempo e risorse per nulla: che senso avrebbe trovarsi in squadra Cristiano Ronaldo, per farlo giocare portiere?