Ecco perché Salvini non potrà mai essere il leader del centrodestra (a meno che…)

“E adesso mi prendo il centrodestra…”

Era il titolo di copertina dell’intervista a Matteo Salvini sul primo numero della rivista mensile “Buongiorno Italia”.

Non credo siano mai uscite tali parole dalla bocca di Salvini (almeno in pubblico), ma che quello sia l’obiettivo del segretario della Lega Nord è innegabile.

Salvini ha preso in mano un partito devastato dagli scandali, con un elettorato deluso, senza più una leadership, e l’ha risollevato fino a diventare il primo partito del centrodestra in termini di consenso.

Senza contare il suo grande consenso personale, ben superiore a quello della Lega, che ha superato le barriere del Po ed è arrivato fino al profondo sud.

Fino ad oggi si è fatto forte dei risultati dei sondaggi che lo davano in crescita, giorno dopo giorno, e come l’alternativa di Renzi per il centrodestra (di Grillo si sono dimenticati?).

Ma ad un certo punto questa crescita costante si è arrestata.

Prevedibile.

Salvini ha ignorato per molti mesi un principio fondamentale del marketing politico, per il quale la crescita continua sua e della Lega Nord hanno un limite fisiologico.

Lo avevo scritto già la scorsa primavera sul gruppo Facebook dei fans di Fabbrica Politica, attirandomi le ire di qualche leghista.

Il tempo mi ha dato ragione. 

A fine Agosto Salvini si è accorto che la festa era finita e che, con l’Italicum ed il bipartitismo di fatto, avrebbe fatto solo da spettatore alla sfida tra Renzi e Grillo (per interposta persona), insieme al resto del centrodestra.

Ecco il motivo della mano nuovamente tesa a Berlusconi.

Ecco il motivo della proposta di un ticket con lo stesso Cavaliere.

Ecco il motivo del congelamento delle primarie, tanto invise all’alleato.

Ecco il motivo dell’ammorbidimento su determinati temi politici, che prima sembravano scogli insuperabili.

Ma non è stata l’unica volta che qualche leghista mi ha contestato.

L’ultima risale ad un mese fa quando è uscita la notizia, mai confermata, mai veramente smentita, del possibile scioglimento della Lega Nord per fondare un nuovo partito nazionale e nazionalista con simbolo e nome nuovi.

Obiettivo : lanciare la sfida a Renzi, senza bisogno di alleati scomodi.

“Lega Italica”…”Lega dei Popoli”, sono questi alcuni nomi che circolavano.

Non ho fatto tempo a pubblicare il mio pensiero che, dopo pochi secondi, sono stato accusato di condividere bufale.

Ad ogni modo, supponiamo che la notizia abbia un minimo di fondamento (in politica mai dire mai)…

…c’è da dire che in termini di posizionamento politico (concetto creato da noi di Fabbrica Politica) è un passo obbligatorio se vuole incidere veramente a livello nazionale ed eliminare tutte le ambiguità mostrate fino ad oggi.

Nuovo target ===> Nuovo brand politico ===> Nuovo posizionamento politico

Posizionamento politico, in breve, significa possedere una parola, una frase o un concetto nella mente dell’elettore.

Ma analizziamo il brand Lega Nord e vediamo di capire perché NON può essere usato per “conquistare” l’italia intera.

Il brand “Lega Nord” sarebbe (sottolineo, sarebbe) quello più vicino alla perfezione nel mercato politico italiano.

Vediamolo da un punto di vista del posizionamento politico.

  • Il nome del brand : Lega Nord (di soli due termini, semplice, facile da comunicare e che rispecchia il target)
  • Il mercato : partiti che difendono gli interessi del nord Italia
  • La categoria : partiti autonomisti/indipendentisti, anche se qui c’è molta ambiguità
  • Lo slogan : per l’indipendenza della Padania
  • Idea Differenziante 1 (tipologia : ingrediente magico) : la Padania stessa
  • Idea Differenziante 2 (tipologia : tradizione) : area geografica del nord Italia
  • Idea Differenziante 3 (tipologia : specializzazione) : autonomia fiscale e decisonale del nord Italia per difendersi da “Roma ladrona”

Tre idee differenzianti che si intrecciano.

Negli anni, però, questo posizionamento politico forte e chiaro ha subito degli annacquamenti costanti.

Salvini sta ripetendo gli stessi errori di Bossi, che era andato a prendersi i voti del sud (alleandosi anche con l’MPA di Lombardo) mantenendo lo stesso nome e lo stesso simbolo : Lega Nord ed Alberto da Giussano.

Questo errore ha un nome ben preciso nel nostro sistema integrato per vincere le elezioni : estensione politica.

Nessuno può sfuggire al fallimento se lo commette.

Se è vero che inizialmente ci possono essere dei benefici, a medio-lungo termine verranno tutti i nodi al pettine e le conseguenze in termini elettorali saranno pesanti.

Il fatto che sia nato (temporaneamente) al sud il movimento “Noi con Salvini” è irrilevante.

Non servono due partiti, ma uno soltanto.

Quello che deve fare Salvini, forte anche del sondaggio che vede la maggioranza dei leghisti favorevoli allo scioglimento della Lega e alla creazione di un nuovo soggetto in stile lepenista, è prendere atto che il target elettorale (l’elettore tipo) è cambiato e quindi c’è bisogno di un nuovo nome, un nuovo simbolo, un nuovo posizionamento politico.

Lascerà un angolo scoperto per una nuova potenziale leadership nella categoria “partiti autonomisti”? Certo che si, ma se vuole tentare la scalata a Palazzo Chigi non ha alternative.

Detto tutto ciò, la vedo comunque un’operazione abbastanza complicata, perché Salvini nella mente degli elettori rappresenta qualcosa di abbastanza definito.

(Le elezioni si vincono nella mente degli elettori, prima ancora che si sappia la data del voto, non nelle urne)

Nonostante si sia dato da fare in questi due anni per riposizionarsi, sotto la “maschera” del milanese con la felpa e la barba che ce l’ha con gli immigrati clandestini, l’Europa, l’Euro e la Fornero e puntava ad essere il riferimento della destra nazionalista italiana, rimangono i residui del comunista padano che invoca la secessione e sbraita contro il sud. Residui che a volte riemergono (un po’ più moderati), e fanno ancora presa su una buona parte dei militanti storici e dei Giovani Padani (soprattutto in Veneto e Lombardia Orientale, guarda caso territori dell’ex Serenissima).

Senza contare che per essere leader di tutto il centro-destra dovrebbe rivedere (al ribasso) molte sue posizioni. Se quelle del primo Salvini padano sono un po’ più lontane, le altre sono molto più fresche.

L’opera di riposizionamento, se davvero verrà portata a compimento, sarà lunga e dolorosa.

E dipenderà anche dal pensionamento definitivo o meno della Lega Nord.

L’alternativa per Salvini ed il centrodestra? Morire Renziani.

*** Articolo scritto per il numero di Novembre 2015 della rivista mensile “Buongiorno Italia”

matteo spigolon

MATTEO SPIGOLON

12 anni di esperienza politica sul campo, oltre a competenze di comunicazione e marketing politico. A differenza delle tradizionali agenzie, i cui consulenti non hanno mai fatto politica attiva e non hanno mai distribuito nemmeno un volantino, conosco esattamente i meccanismi interni della politica, le cose che funzionano e quelle che non funzionano, avendo vissuto in prima persona queste esperienze.

1 commento su “Ecco perché Salvini non potrà mai essere il leader del centrodestra (a meno che…)”

  1. D’accordissimo sul fatto che Lega Nord dovrebbe evolversi cambiando nome (Lega Italia per esempio, anche se è un nome già usato da un piccolo partito), ma Salvini è tutt’ora in costante crescita.

    Rispondi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.