5 punti che Berlusconi e Forza Italia devono prendere in considerazione per non farsi “uccidere” dal cecchino Renzi

alessandro cattaneoQualche giorno fa ho ricevuto una notifica via email da Twitter, nella quale erano presenti le tendenze della settimana sulla politica.

La prima in alto era questa a fianco. L’unica di interessante a dir la verità.

Alessandro Cattaneo, stimatissimo ex primo cittadino di Pavia, tanto da esser nominato responsabile per il reclutamento di nuovi volti giovani e preparati insieme a Giovanni Toti, annuncia il nuovo tour di Forza Italia.

Il tour, denominato “Al centro, a destra, in alto”, ha preso il via il 12 luglio ad Ascoli e toccherà nei prossimi mesi tutte le regioni.

Si tratta di una serie di dibattiti con gli amministratori locali (Sindaci in particolare). L’obiettivo è quello di “rifondare” Forza Italia partendo dal basso, dai rappresentanti del territorio più vicini alla gente.

Prima di Forza Italia questa strategia era stata portata avanti con successo dalla Lega Nord (ricordiamo l’infornata di Sindaci tra il 2007 ed il 2011) e dal PD (trainato da Renzi ed altri giovani rottamatori).

Un’iniziativa apprezzabile, non c’è che dire. A differenza della Lega e del PD, però, Forza Italia trova degli ostacoli quasi insormontabili. Ripeto, quasi.

Di cosa parlo? I due partiti sopra citati, prima della “rifondazione” (o “rottamazione”, visto che va di moda) sono passati, non senza spargimenti di sangue, attraverso la “notte dei lunghi coltelli”. A dir la verità le notti erano ben più d’una.

Nel caso della Lega Nord abbiamo assistito alla fine della dinastia Bossi e nel caso del PD alla sconfitta ed all’esilio politico quasi completo degli eredi dell’ex partito comunista.

Forza Italia è disposta ad affrontare una fase simile? Perché questo vuol dire “far fuori” Silvio Berlusconi. Supponiamo ci sia questa volontà e ci riescano, che personaggi hanno da spendere per contrastare il dominio di Renzi?

Ad oggi, sinceramente, non vedo in Forza Italia outsider con un carisma tale (escluso Berlusconi, che però è fuori gioco) da competere con Renzi. Ma si può “costruirlo”…

Questo lo ha capito Flavio Tosi della Lega Nord, che di fiuto politico ne ha da vendere ed ha impostato tutta la sua strategia su un progressivo allontanamento (cerchio-bottista a dir la verità) dalla Lega, per accreditarsi come potenziale leader nazionale e non più di una sola parte del paese.

Può essere lui l’outsider? Se fosse di Forza Italia avrebbe sicuramente la strada più spianata, per esperienza e doti personali, Berlusconi permettendo. Ma è questo il punto : Berlusconi, a cui spetta sempre l’ultima parola, che garanzie può avere da Tosi? E soprattutto, che garanzie può avere da quelli del suo stesso partito (Forza Italia), che non sono della sua famiglia?

Visti i ripetuti tradimenti di questi anni non ha tutti i torti. Può essere che il famoso “salvacondotto” sulla giustizia per metterlo al riparo da eventuali condanne (ma chi si prende la responsabilità a sinistra di garantirglielo?) cambi tutto e Berlusconi diventi più malleabile su certe scelte.

Oppure può anche essere che Berlusconi abbia trovato in Renzi un interlocutore più affidabile per le sue vicende di quanto non siano quelli del suo partito o della coalizione. Questo finchè Renzi avrà percentuali bulgare.

Il tempo quindi stringe, considerata l’evoluzione dei processi di questi giorni. Poi c’è da capire se Napolitano si prenderà questa pesante responsabilità o se sarà tutto affidato al suo successore, probabilmente più vicino a Renzi.

Come vedi non è semplice fare previsioni. Non le faccio nemmeno io, sai perchè? Perché vado oltre, più in alto.

Ecco i 5 punti che Berlusconi e Forza Italia devono prendere in considerazione per uscire dalla melma, in fretta.

Pronti? Voglio essere chiaro prima che continui a leggere, soprattutto se sei un militante o sostenitore di Forza Italia. Non prenderla a male per quello che troverai scritto e per i toni, sono fatti per rendere l’idea, per tentare di far capire le cose anche a chi ha il paraocchi e non vuole fare i conti con la realtà, che dall’esterno si vede molto meglio. Detto questo, per gli insulti puoi sempre usare i commenti, grazie.

1) CAMBIARE NOME (solo se esce di scena Berlusconi)

Decidere cosa vuole fare nella vita. Forza Italia era un brand eccezionale ed aveva il suo perchè, poi è stata messa in soffitta per far posto al PDL, acronimo che come NCD sembra più il nome di uno psicofarmaco.

Quando mai, infatti, è stato usato il nome per esteso “Popolo della Libertà”? Praticamente mai. Primo sintomo di un fallimento, pessima scelta del brand.

Senza contare poi che il nome definitivo è stato fatto scegliere ai cittadini con un sondaggio nei gazebo (vero o invece già deciso a priori?). Cosa capiscono i cittadini di branding e posizionamento politico? Tanto quanto capisco io di cucina, visto che ho fatto il purè col sale grosso e a malapena cucino un piatto di pasta (che non mangio, fa male).

Dopo il fallimento del PDL (con un nome così…) si è ripescata Forza Italia. Il problema è che delle persone e dei valori fondativi è rimasto poco nulla, tanto che la guerra intestina tra ex FI ed ex AN rimasti con Berlusconi continua sotto traccia ed impedisce una linea politica unitaria. Per non parlare delle lotte tra “falchi” e “colombe”.

Può essere Forza Italia una minestra riscaldata? Ni.

Se vuoi cambiare, ripartire da zero, rottamare, rifondare (usa le parole che vuoi), non puoi farlo con un nome che nella testa della gente è “ancorato” in un certo modo (cioè il partito di Berlusconi)

Ora che c’è tempo a disposizione (poco o tanto a seconda dei punti di vista) molte persone si devono mettere la mano sul cuore e capire che non si possono ottenere risultati migliori di quelli attuali facendo le stesse cose di prima.

2) POSIZIONAMENTO POLITICO

Il naming ed il posizionamento politico vanno di pari passo. Il nome va scelto in funzione di quello che vuoi comunicare. Quello che vuoi comunicare va scelto in funzione di come ti vuoi posizionare politicamente. “Al centro, a destra, in alto” cosa vuol dire? A me non suscita nessuna emozione, nessun entusiasmo e non mi dice proprio nulla.

E’ solo il nome di un tour, starai pensando. E chi se ne frega? Bisogna iniziare a far fatte bene le piccole cose, è nei dettagli che si costruisce il successo o l’insuccesso.

Tornando a noi…qualcuno mi sa dire dei punti cardine nella politica del PDL prima e di Forza Italia adesso? Cioè per quale motivo uno dovrebbe votare il partito. Bisogna votarlo solo perchè sei di centrodestra ed allora voti l’unico partito di centrodestra? Questo ragionamento ha portato ai risultati delle ultime elezioni europee ed alla subalternità del centrodestra (con Forza Italia primo attore) a Renzi.

Recentemente Forza Italia, più per tramite della compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, ha avuto un avvicinamento alle istanze del mondo gay. Leggono Fabbrica Politica per caso? Avevo scritto qualcosa a riguardo in un articolo qualche settimana fa.

Da quello che vedo la mossa è fatta a posta per non lasciare al PD e a Renzi il monopolio della questione dei diritti degli omosessuali, considerando che ci sono molti gay e molte lesbiche di centrodestra. Mossa sensata, con qualche “ma…” da approfondire.

Per fare altri esempi : che posizione ha Forza Italia sull’Europa e sull’Euro? E sull’immigrazione? E sulle tasse? E sulle privatizzazioni? E sulla riduzione dei costi della politica?

A sentire esponenti di Forza Italia le risposte sono semplici. Ma allora perchè i cittadini, i sostenitori del partito sul territorio, non sanno rispondere o danno risposte diverse? Qualche domanda bisogna farsela.

Ed infine…di quale fascia di cittadini si vuole fare portavoce? Di quali categorie economiche vuole supportare le istanze? A quali “lobby” dare più attenzioni?

Queste sono solo alcune delle domande a cui si deve dare risposta subito, prima di rifondare, altrimenti si parte già zoppi.

Devono esserci degli elementi differenzianti chiari. Il classico “Noi siamo…loro sono…”, “Noi facciamo…loro invece…”. L’ho ridotto a due frasi per semplificare ma non è così immediata la cosa, questo punto e quello sopra comportano qualche mese di lavoro duro.

3) RADICAMENTO SUL TERRITORIO

La Lega Nord, principale alleata di Forza Italia, nonostante ripetuti scandali, cambi al vertice, delusioni degli elettori storici, perdita di militanti e via dicendo, è riuscita per l’ennesima volta a cadere in piedi.

Ha cambiato pelle, obiettivi e target. Si è focalizzata su pochi punti, prendendo posizione in maniera netta, senza ambiguità. Per questo è stata, dopo il PD, la sorpresa delle elezioni europee. Tutti la davano per morta, a cavallo della soglia per entrare in parlamento europeo, ed invece…

Certo, alla Lega manca la continuità. Se guardiamo l’andamento elettorale, il consenso della Lega è a cicli alterni : 5 anni di exploit e 5 anni ad un passo dal cimitero.

Cosa permette alla Lega Nord di risollevarsi ogni volta? Il radicamento sul territorio. Parliamo di un partito “pesante”, con regole abbastanza rigide, con persone fedeli alla causa (che varia un po’ troppo a dir la verità) e disponibili a lavorare duramente.

In ogni città o paese c’è una sezione della Lega, in ogni circoscrizione (ex collegi mattarellum) c’è una sezione della Lega, in ogni provincia c’è una sezione della Lega, in ogni regione c’è una sezione della Lega.

Un’organizzazione gerarchica e strutturata, senza più il comando assoluto di Bossi e del fu “cerchio magico”. Nella Lega ogni ruolo è ben definito, ognuno sa cosa fare e qual è il suo compito.

Alla fine, se non c’è accordo, uno decide. Non esiste come in Forza Italia un direttivo formato da rappresentanti delle varie correnti, che devono trovare l’accordo su tutto ed alla fine non si fa quasi mai nulla.

Un esempio? Capita spesso nello stesso comune di trovare due liste riconducibili a Forza Italia, con candidati di correnti diverse. Nella Lega questo non può succedere.

Il partito “leggero”, quello senza sezioni, circoli, sedi, tessere ed altro, ci può stare finchè sono tutti sotto l’ala protettiva e mediatica di Silvio Berlusconi. Ma per il prossimo futuro è una soluzione pessima.

4) FORMAZIONE POLITICA

Nel punto precedente parlavo di organizzazione, di ruoli ben definiti. Bene, ogni ruolo impone la presenza di una persona preparata e formata. Le vecchie scuole politiche noiose del fine settimana sono superate.

Che due palle dover ascoltare per ore sociologi, psicologi e psicoterapeuti, esperti di comunicazione vari, qualche esponente politico da accontentare.

Tutto questo con quale risultato? Nessuno. Se metti 100 persone in un’aula, devi spiegare come e dove andare a prendersi questi benedetti voti. FINE. Discutere del sesso degli angeli va bene se vai a divertirti dopo cena con gli amici, dove parli e straparli anche di cose inutili.

Ricapitolando : l’obiettivo delle scuole politiche, della formazione politica, deve essere quello di dire ai partecipanti al corso “Ehi, si fa così, punto”. Ma non possono farlo persone che non hanno mai fatto politica o che non hanno anche competenze di posizionamento politico, comunicazione (con tutte le sue varianti), marketing e via dicendo.

Se l’obiettivo è quello di utilizzare fondi pubblici per convegni e seminari inutili e pagare gli amici, sappi che è solo tempo perso, e voti persi. I sociologi ed i sondaggisti vanno bene, nella maggior parte dei casi, a Natale o Capodanno per capire quanti faranno il cenone a casa o fuori, stop.

5) RICAMBIO PERSONE

Non è solo una questione generazionale. Avere giovani bravi e competenti ed a fianco persone esperte è il giusto mix. Quindi non è tutto da buttare il “vecchio”.

Il punto è che molto spesso questo “vecchio” è anche marcio. La gente è stanca di vedere gente che fa politica (e vive di politica) da 30 anni, di gente che è in parlamento dal dopo guerra o da molte legislature.

Queste persone hanno esperienza, per carità, ma non suscitano emozioni, non hanno appeal con la gente, sono considerati come dei burocrati col culo attaccato alla carega.

Se la stanchezza di vedere e sentire certi personaggi da parte della gente supera l’apporto in termini di esperienza e consensi, allora è giusto “eliminarli”. Anzi, è un dovere.

La riconoscenza va bene, ma al giorno d’oggi in politica non è più tollerata dai cittadini. L’antipolitica avanza anche per questo, perchè la politica continua a riciclare se stessa.

E adesso?

Potrei continuare per ore, aggiungere altri punti, ma mi attengo ai principali e più comprensibili.

Una precisazione : quelli sopra appena letti non sono consigli, sono cose obbligatorie da fare. Non sono quei campi “facoltativi” dei questionari che puoi decidere o meno se compilare. Sono tutti campi obbligatori. In caso contrario l’inferno dantesco è lì che aspetta.

matteo spigolon

MATTEO SPIGOLON

12 anni di esperienza politica sul campo, oltre a competenze di comunicazione e marketing politico. A differenza delle tradizionali agenzie, i cui consulenti non hanno mai fatto politica attiva e non hanno mai distribuito nemmeno un volantino, conosco esattamente i meccanismi interni della politica, le cose che funzionano e quelle che non funzionano, avendo vissuto in prima persona queste esperienze.

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