Ha avuto un impatto mediatico non da poco anche in Italia, la spinosa questione della possibile o meno indipendenza della Catalogna dalla Spagna.
E, in effetti, la vicenda non poteva che essere tra le prime pagine dei quotidiani di un po’ tutto il mondo, sia per il ‘peso specifico’ dello Stato iberico – e la sua appartenenza all’Unione Europa, alla Nato, ecc. – sia per i fatti verificatisi a Barcellona e dintorni, tra votazioni referendarie più o meno attendibili, scontri tra forze dell’Ordine e manifestanti (con tanto di immagini fake, notizie inventate e quant’altro).
Qui da noi, poi, il caso si è rivelato ancora più ‘caldo’, vuoi per la vicinanza – non solo fisica – tra Italia e Spagna, vuoi soprattutto per la casualmente concomitante campagna elettorale lombardo-veneta in tema di autonomia regionale. Senza dimenticare che tra circa 6 mesi si terranno molto probabilmente le Politiche (che saranno comunque entro la primavera 2018).
Tutti fattori, questi, che hanno portato i media nostrani ad impiegare una buona dose di ‘partigianeria’ nell’analizzare la crisi scoppiata tra le Ramblas.
I quotidiani ‘classici’, come il Corriere della Sera, la Repubblica e la Stampa, con le loro varie sfumature più o meno moderate o liberal, condividendo una visione fondamentalmente europeista e unitaria, hanno sposato il ‘fronte spagnolo’, pur non avendo potuto fare a meno di stigmatizzare le violenze di piazza.
Netta anche la posizione di un foglio più ‘barricadero’ come il Tempo di Roma, protagonista anche della rottura tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini sui referendum nordici, e schieratissimo con il governo di Madrid (come testimoniano gli editoriali firmati dall’ex onorevole italo-spagnolo Enzo Raisi).
Meno facile la scelta delle altre due testate della destra più ‘urlata’, Libero e il Giornale: soprattutto la creatura di Vittorio Feltri è impegnatissima nella campagna pro autonomia di Milano e Venezia, ed ha come vice direttore un entusiasta delle “exit” come Giuliano Zulin, sostenitore del ritorno alla Serenissima e autore del pamphlet ‘Venexit’.
Qualche grattacapo, gli eventi iberico-catalani li hanno creati anche nei giornali di riferimento della sinistra-sinistra : da un lato, infatti, un eccessivo entusiasmo in favore degli indipendentisti potrebbe portare i compagni più “duri e puri” a disprezzare quella che potrebbe suonare come una ‘deriva leghista’.
D’altro canto, però, la politica catalana ha sempre guardato più a sinistra che a destra (nonostante, al momento, siano i ‘neri’ a comandare), con un filo conduttore progressista non trascurabile.
Tranne pochi casi, comunque, il difetto è comune un po’ a tutti i media e alle proprie aree politiche di riferimento: quello di guardare alla Spagna (come a tante altre realtà esterne) con le lenti regolate su parametri strettamente nostrani. Stesso problema che hanno avuto molti politici, specie quelli più frettolosi nel fare parallelismi a dir poco azzardati tra il referendum indipendentista catalano, formalmente dichiarato incostituzionale, e quello autonomista di Lombardia e Veneto, anzi previsto espressamente nelle disposizioni di legge.
Un pressapochismo che è, va detto, cifra sempre più costante dell’attuale classe politica: bene, dunque, hanno fatto coloro che hanno sentito l’esigenza di escludere qualsiasi tipo di paragone sull’asse Barcellona-Nord Italia, in primis il governatore veneto Luca Zaia.
Anche perché, in virtù della linea salviniana del Carroccio, che vuol mettere il movimento di Alberto da Giussano nel solco di una destra radicale molto concentrata sul ‘law and order’, non si può essere troppo severi con le manganellate della Guardia Civìl.
Non va poi dimenticato che ha quasi sempre portato male, ispirarsi a vicende straniere : chi ha cercato di importare/copiare situazioni specifiche di realtà diverse, ha quasi sempre fatto un flop.
Insomma, per il politico che smania per finire sui giornali a dire la propria, vale ancora la pena di concentrarsi su tasse, occupazione, immigrazione e rigenerazione della classe dirigente. Che alla fine, alla cara e intramontabile casalinga di Voghera, interessa una bolletta del gas meno cara e non trovare un migrante davanti al supermercato che le chiede l’elemosina. Poi, se Messi giocherà ancora contro Cristiano Ronaldo oppure contro una selezione di scapoli del dopo lavoro ferroviario, la tange praticamente nulla. Per lei la Catalogna rimane, fondamentalmente, un ortaggio.