Tre date importanti :
- Il 9 novembre 1989 (caduta del muro di Berlino);
- Il 3 ottobre 1990 (riunificazione della Germania);
- Il 24 settembre 2017 (elezioni federali tedesche).
Dalla fine della seconda guerra mondiale e fino alla caduta del muro di Berlino la Germania era divisa in due stati con sfere d’influenza diverse : Germania Ovest e Germania Est.
Oggi, all’indomani delle elezioni federali tedesche, assistiamo ad un “ritorno al passato”.
Perché dico questo?
Te lo spiego subito.
Il trionfo dell’estrema destra in Germania
Contro molti pronostici della vigilia (solo per coloro che non volevano vedere), il partito di estrema destra AFD è risultato essere la terza forza politica raggiungendo il 12,6% e guadagnandosi così ben 94 seggi al Bundestag.
Un partito che prima non era rappresentato nel parlamento tedesco.
La CDU (+CSU bavarese) della Merkel ha perso 65 seggi.
L’SPD di Schulz (i socialisti) hanno perso 40 seggi.
Ritornano alla grande anche i liberali dell’FDP con 84 seggi e crescono leggermente la Linke (sinistra) e i Verdi.
Un disastro per i socialisti e per la Merkel, che pure ha vinto.
La scelta dei socialisti
Il risultato è “costato” l’ennesimo rinnovo della grande coalizione tra la CDU ed i socialisti.
I socialisti si cono chiamati fuori per due motivi :
- L’abbraccio mortale della Merkel, che ha stancato i militanti e fatto perdere un sacco di voti (calo che è in corso da anni);
- La possibilità che, in caso di grande coalizione, l’estrema destra arrivasse ad avere anche istituzionalmente la guida dell’opposizione.
Smarcarsi dalla Merkel, che nel frattempo troverà un’inedita alleanza con liberali e verdi per formare il nuovo governo, significa un nuovo inizio per i socialisti, che fino ad oggi erano stati soffocati dalla cancelliera, e la dimostrazione di un senso di responsabilità istituzionale per evitare che succeda quanto descritto nel punto 2 qui sopra.
In breve, i socialisti hanno solo da guadagnarci nel rappresentare la prima opposizione al governo per i prossimi anni. La pecca, forse, è che potrebbe continuare a guidarli Schulz.
Il ritorno della (nuova) Germania Est
Ma torniamo alla resurrezione della Germania Est di cui parlavo all’inizio.
In tutti i lander (stati-regioni) dell’ex Germania Est, tranne Berlino, il partito di estrema destra AFD, guidato dalla lesbica Alice Weidel (ci ritorneremo su tra poco), è arrivato al secondo posto. In un caso addirittura primo. Oltre a non aver per nulla sfigurato nell’ex Germania Ovest.
Nell’ex Germania Est sovietica ha, pur non in termini di voti, trionfato l’estrema destra.
Complessivamente un successo, che molti attribuiscono alla virata imposta dal congresso nazionale di qualche mese fa che ha certificato la guida del duo Gauland-Weidel e messo in minoranza la presidente Frauke Petry. Quest’ultima rappresentava la linea più moderata del partito. Potremmo definirla una estremista-moderata.
La focalizzazione del partito sul tema dell’immigrazione (non recente), l’abbandono dello stesso tema da parte della Merkel (accusata anche dagli opinionisti di essersi spostata troppo a sinistra), e la radicalizzazione imposta dalla maggioritaria e più estrema frangia del partito, ha portato l’AFD ad un risultato incredibile.
Oggi in molti paesi d’Europa, dall’Olanda all’Austria, dalla Germania alla Francia, per poi passare altrove, i partiti cosiddetti di estrema destra sono diventati la seconda forza politica in parlamento.
Questo dimostra che la strategia impostata è corretta se l’obiettivo è quello di raddoppiare, triplicare o quadruplicare i voti. Se è quello di una crescita esponenziale in poco tempo, in poche parole.
Se, invece, l’obiettivo è quello di andare al governo, tutto ciò non basta e le alleanze sono indispensabili.
Non penso di andarci troppo lontano se dico che AFD, sempre che non subisca un brusco calo e sparisca come è capitato ad altri partiti simili nella storia, viaggerà sempre all’interno di un range percentuale di voti che non permetterà di mantenere la vocazione politica solitaria.
Lo scenario italiano
Lo stesso scenario si ripresenterà a breve in vista delle elezioni politiche italiane.
Il fatto è che bisogna entrare nell’ordine delle idee che, se il target elettorale o la somma dei target a cui si rivolge un partito non è sufficientemente ampio da poter garantire un numero di voti tale da poter puntare alla vittoria da soli (legge elettorale permettendo), l’obiettivo di governo diventa un miraggio e, a volte, anche un boomerang.
La destra e l’omosessualità
Prima di chiudere voglio fare un passo indietro e spendere due parole per la nuova leader del partito AFD, Alice Weidel.
Tedesca, donna, lesbica e mamma di due figli.
Dando retta ai luoghi comuni si potrebbero trovare molte contraddizioni in questa figura emergente.
Ma vediamo perché non è esattamente così, in particolare per quanto riguarda il tema dell’omosessualità e l’orientamento politico di destra.
C’è un cambiamento che, a livello europeo, tranne in Italia, è in atto da qualche anno.
Lo capiamo anche da alcune frasi pronunciate dalla stessa Weidel in un’intervista recente :
- “Non sono nell’Afd nonostante la mia omosessualità ma perché sono omosessuale”;
- “A noi omosessuali non interessa nulla del matrimonio per tutti se di sera non possiamo uscire di casa. Ci sono bande di musulmani che danno la caccia agli omosessuali”.
A me è sempre sembrata questa la via da intraprendere per la destra al fine di portar via il voto degli omosessuali (o di una parte) alla sinistra : mettere in contrapposizione i diritti con la sicurezza, mettendo l’accento sul fatto che i diritti non servono a nulla se prima non c’è la sicurezza.
Le elezioni politiche italiane del 2018 saranno un banco di prova anche in questo ambito.