Fare politica implica per definizione comunicare. Comunicare con le masse, con i giornalisti, con il proprio partito e oppositore. Ma sempre di comunicazione si tratta, comunicazione politica in questo caso.
Ma come si è evoluto il rapporto tra comunicazione e politica nel corso del tempo? Prendendo anche solo l’ultimo secolo abbiamo assistito ad almeno 3 grandi mutazioni, riconosciute unanimemente da tutti gli addetti ai lavori.
Una grande fase è quella che ha caratterizzato la prima metà del ‘900.
Qua non esisteva ancora una vera e propria strategia e regia comunicativa, molto era lasciato nelle mani dei singoli candidati e quindi dei volontari che li sostenevano localmente.
Affidandosi a mezzi propri e talvolta di fortuna, contattavano per lo più privatamente le persone del proprio paese, amici e conoscenti, cercando di convincerli a votare il candidato del partito di appartenenza. Tutto era molto “hand made” per usare un termine in voga oggi.
I canali d’informazione, per lo più radio e giornali, non elaboravano o giudicavano quanto detto da un politico, ma semplicemente lo riportavano tale e quale. Si limitavano cioè alla lettura di sporadici comunicati non pensando neanche lontanamente di dare un giudizio morale, ne tantomeno di intromettersi nella loro vita privata.
Non esisteva neppure una fase pre-elettorale, ma l’intera comunicazione politica si riduceva alla campagna elettorale vera e propria; come facile intuire in una situazione simile, il comizio, il contatto tra politico e pubblico, era al centro dell’attività politica.
Agli inizi degli anni ’60 si ebbe una nuova fase che durò indicativamente fino ai primi anni ‘90.
Questa coincise con il radicale cambiamento dei mezzi d’informazione come tv e radio che videro nel boom economico anche la loro massima espansione tra la popolazione.
Ciò portò, per forza di cose, ad una professionalizzazione della politica che iniziò a piegarsi sempre di più alle logiche massmediatiche.
Non c’era più spazio dunque per l’improvvisazione e la presenza del politico non era più relegata ai due mesi di campagna elettorale, ma veniva diluita nel tempo. Andava quindi pianificata, studiata e resa incisiva.
Con l’avvento dei sondaggi poi, si andò a delineare quello che sarà la vera bussola del politico per gli anni a venire.
Contemporaneamente i partiti si moltiplicano, si frammentano e questo genera un’ulteriore concorrenza che per essere vinta non può non prescindere da un’accurata strategia di comunicazione politica.
La comunicazione politica nel 21° secolo
L’ultima fase la cui scintilla fu lo scandalo di tangentopoli, vide un ulteriore avvicendamento e fusione tra politica e mass media, quindi tra politica e logiche di mercato.
Il politico diviene la punta di un iceberg la cui struttura sommersa comprende esperti di marketing e comunicazione politica, grafici, psicologici, sociologici ecc.
Il candidato o eletto, difficilmente parlerà a braccio o di argomenti da lui definiti, ma si affiderà a questi professionisti per “recitare un copione” nato sui sondaggi e con lo scopo di portare il massimo risultato con il minimo sforzo possibile.
La diffusione dei media nella vita quotidiana poi, ha raggiunto un livello tale che persino parlare di campagna elettorale sembra anacronistico.
Oggi la campagna è permanente, costante, perché se da un lato lo spettatore è il continuo bersaglio della comunicazione politica, dall’altro ha le mani libere non più legato dalle vecchie ideologie a un singolo partito ma libero di scegliere, giorno per giorno, a chi dare fiducia.
Per questo la comunicazione politica verrà fatta in maniera sistematica 365 giorni l’anno. Questo vale però anche per la vita privata, che privata più non è ma anzi diviene spesso oggetto di prime pagine ben più delle dichiarazioni o atti politici concreti.
E con l’avvento del web tutto questo si amplifica con il politico costantemente sotto i riflettori, che arriva a rilasciare decine di dichiarazioni ogni giorni sui social network.
Ma proprio questa facilità di fruizione del mezzo nasconde un’insidia talvolta mortale : basta infatti un tweet sbagliato per vanificare il lavoro certosino di mesi. E non basta cancellarlo per fingere che non sia mai accaduto.
Qualcuno avrà già fatto lo screenshot ripubblicandolo. La rete non perdona.