5 Motivi per cui la luna di miele di Renzi sta già finendo. E cosa deve fare per prolungarla.

luna di mieleIl 25 maggio scorso Matteo Renzi (e solo in parte il PD) ha stravinto le elezioni europee, battendo record su record in Italia e venendo accolto come trionfatore in Europa, in particolare nella “famiglia” socialista.

Questo perchè, in controtendenza col resto d’Europa, dove i partiti ed i movimenti socialisti erano stati massacrati, lui aveva fatto il miracolo. Non poteva sperare in un biglietto da visita migliore, considerato che all’Italia toccava il semestre di presidenza europea (uno dei motivi per cui #enricostaisereno era solo una dichiarazione di facciata).

Insomma, tutto bene, tutto bello, baci ed abbracci, pasticcini e pizzette, strette di mano, pacche sulle spalle. Renzi non poteva chiedere di meglio, poco importa se c’era arrivato grazie al voto delle primarie del suo partito e non a quello degli elettori, sapeva che prima o poi avrebbe superato anche quella sfida.

Da quella data sono passati meno di 3 mesi (5 dal suo arrivo al governo) e molte aspettative sono state ridimensionate, cosa che succede a tutti quelli che vanno a governare, a qualsiasi livello. 

Soprattutto, molti degli appoggi e dei crediti che poteva vantare il giorno prima ed il giorno dopo il suo arrivo al governo e della vittoria alle europee si sono volatilizzati, spariti. Un vero e proprio campanello d’allarme, ma non il solo.

Ecco i 5 motivi per cui la “luna di miele” di Renzi sta già finendo, e cosa deve fare se vuole prolungarla ed uscirne (almeno parzialmente) vincitore.

Parafrasando l’Economist, si può dire che la luna di miele di Renzi con l’Italia è finita? Secondo me non completamente. Mi spiego meglio :  Renzi gode ancora di grande consenso tra i cittadini e tra le categorie economiche, perchè è visto come uno che si rimbocca le maniche per migliorare le cose e che vuole cacciare le mummie politiche, a differenza di quelli che lo avevano preceduto. Ma i cittadini, nonostante abbiano l’arma potentissima del voto, contano davvero qualcosa? Leggi punto per punto e troverai la risposta.

1) I POTERI FORTI LO STANNO SCARICANDO

Sembra una frase di Berlusconi, vero? Beh, non c’è da meravigliarsi se consideriamo che i due si trovano in una situazione simile : vogliono comandare, decidere, cambiare, sfidando chi comanda davvero (indirettamente).

Tutto inizia dai giornali…fai bene attenzione alle date.

Il primo articolo “ostile” è stato di Lucia Annunziata sull’Huffington Post (4 agosto), in cui Renzi veniva bollato come evasivo e come uno che perde tempo.

Poi è stato il turno del presidente della BCE Mario Draghi, da cui arriva l’affondo (mascherato) più pesante (7 agosto) : “E’ ora di cedere sovranità sulle riforme. L’Italia allontana gli investimenti”.

A seguire troviamo un articolo del Financial Times (8 agosto), il potentissimo ed il più importante giornale economico finanziario europeo, forse secondo solo al Wall Street Journal nel mondo.

Il titolo era : “The end of Matteo Renzi’s Italian honeymoon”. Ed il sottotilo, ancora più esplicito : “Rome needs Europe’s help to haul itself out of economic stagnation.”

Che tradotto dal politichese è  : Caro Renzi, l’Italia è nella merda, nonostante te, pochi mesi ci sono bastati per capire alcune cose. Se non volete morire avete bisogno dell’aiuto dell’Europa”. Quindi della famosa Troika : UE, BCE, FMI.

Quell’aiuto di cui hanno avuto bisogno Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna. All’appello dei famosi P.I.I.G.S. (i paesi più a rischio dell’eurozona) manca in effetti solo l’Italia.

Non poteva mancare Eugenio Scalfari su La Repubblica, con un colpo al cerchio ed uno alla botte (10 agosto) : “Renzi è bravo ma la pagella è negativa”.

Giudizi negativi pesanti sono arrivati da “Il Giornale” e “Libero”, ma lì c’era da aspettarselo. Il Corriere della Sera, infine, un po’ ambiguo ma molto tagliente, segno che le cose non vanno troppo bene.

Per concludere, per ora, con l’agenzia di rating Moody’s (11 agosto) : “La recessione peserà sulla politica fiscale e clima politico. Aumenteranno le tensioni con gli partner europei, in particolare la Germania”.

L’obiettivo è commissariare l’Italia dall’esterno, se lo vorranno non sarà facile impedirlo.

2) LE PROMESSE DA (NON) MANTENERE E (NON) MANTENUTE

Fino a 20 anni fa era più facile sfuggire al “grande fratello” dell’informazione, si potevano fare dichiarazioni e poi smentirle subito dopo, tanto chi poteva contestarti? Poi con l’arrivo dell’informazione di massa sulle tv, sulle radio e su internet (soprattutto), è diventato sempre più difficile sfuggire alla gogna mediatica dopo aver mentito o promesso invano.

Rispondendo a Mario Draghi sulla questione “sovranità”, il premier ha promesso che l’Italia rimarrà sotto il tetto del 3% del deficit, facendo da sola i compiti per casa. Una promessa impegnativa se consideriamo l’economia stagnante, con una crescità del PIL vicina allo zero o addirittura negativa, e soprattutto se si vuole mantener fede alla parola data tre mesi fa dallo stesso Renzi, ed anche dal ministro dell’economia, che non ci sarà nessuna bastonata per i cittadini nel 2014 e nel 2015 solo tagli alla spesa pubblica.

A distanza di tre mesi da quest’ultima, a fronte del peggioramento dell’economia, ecco cosa dice il ministro Padoan : “E’ evidente che non conseguiremo l’obiettivo previsto, nessuna necessità di una nuova manovra per il 2014, ma sarà più dura nel 2015-2018”. Da qui ad un anno non ci è dato sapere in che condizioni ci troveremo, se la situazione sarà peggiorata non serviranno dei semplici tagli alla spesa. E c’è da tener conto del Fiscal Compact, non vorrei trovarmi nella loro situazione in tutta sincerità.

In questo periodo fare delle promesse è pericoloso. Renzi aveva promesso molte cose per i primi 100 giorni, indicando addirittura delle date, e molte sono rimaste nel cassetto, tanto che ha poi rilanciato chiedendo 1000 giorni per rilanciare l’Italia con le riforme.

E che dire poi degli 80 euro? Renzi aveva promesso a maggio di estendere gli 80 euro anche a partite iva e pensionati, ma recentemente ha dovuto fare retromarcia, non potendoli garantire.

Non aveva ancora fatto i conti con i super burocrati…

3) I BUROCRATI DI STATO IN TRINCEA

Sono praticamente intoccabili, sono loro che decidono vita, morte e miracoli e che condizionano (o meglio, affossano) le scelte della politica. Sto parlando dei dirigenti e dei funzionari pubblici, a partire dai super ministeri, fino ad arrivare ai più piccoli enti locali.

I politici sanno quanto sia difficile portare a casa una riforma che va a toccare realmente le tasche di queste persone, vedi prelievo over 90.000 €. Un piccolo risultato Renzi lo ha ottenuto col tetto agli stipendi dei manager pubblici e dei dipendenti di Camera e Senato, ma ancora poca cosa.

Ma fosse solo per gli stipendi…la realtà è che i pareri e le firme di queste persone sono vincolanti per l’approvazione o meno di qualsiasi provvedimento. Quindi bisogna trovare spesso dei compromessi tra la volontà politica e la disponibilità statale.

Le resistenze sono tante e tali da scoraggiare i più. Vedremo fino a che punto si spingerà Renzi (in arrivo il ridimensionamento del Senato) e fino a che punto lo sosterranno i suoi e gli alleati, perchè per fare determinate riforme serve una forza enorme, e spesso non basta.

4) LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE

La maggioranza alla Camera a sostegno del governo è garantita dall’NCD di Alfano, in quanto il PD e SEL sono in rotta totale. In soccorso, ma solo per alcune riforme, c’è anche Forza Italia.

Il problema è la nuova e probabile legge elettorale “italicum”, vista come fumo negli occhi dai partiti più piccoli, soprattutto da SEL e NCD, perchè li costringerebbe alle prossime elezioni a ritornare all’ovile e coalizzarsi con chi hanno “lasciato” da poco : Vendola con Renzi ed Alfano con Berlusconi. La soglia di sbarramento per i partiti fuori dalla coalizione, infatti, è proibitiva sia per Vendola che per Alfano, al contrario di quella all’interno della coalizione (per il momento 8% e 4,5%).

Se Alfano, sul piede di guerra insieme a UDC, Popolari ed una parte di Scelta Civica, toglie l’appoggio il governo salta perchè Vendola non lo rimpiazza e si va a votare con questa legge. Ad Alfano non conviene andare alle elezioni così presto, ma non gli conviene nemmeno con l’Italicum, perchè anche in questo caso sarebbe costretto all’abbraccio mortale con Berlusconi. Detto questo, se Alfano stacca la spina al governo addio riforme per Renzi.

La partita più grossa si gioca sulle soglie, quindi Renzi deve andare con i piedi di piombo sulla riforma della legge elettorale per non scontentare l’alleato ufficiale (Alfano) e quello non ufficiale (Berlusconi).

5) IL RITORNO DI FORZA ITALIA E BERLUSCONI

Forza Italia sta passando una fase complicata, come il suo leader. C’è un gruppo abbastanza numeroso di dissidenti capitanati da Fitto che scalpita e vorrebbe dare il via alla rottamazione del partito e dei “vecchi”, e di Berlusconi stesso.

Motivo per cui Berlusconi sta temporeggiando e non ha assolutamente fretta, vuole una legge elettorale fatta in un certo modo per due motivi :

  • Mantenere sotto la sua influenza tutti i partitini di centro-destra e costringerli ad allearsi di nuovo con lui;
  • Decidere le candidature e far fuori i dissidenti più fastidiosi.

Ha bisogno di tempo anche per riorganizzare il partito, dargli una struttura seria e reclutare nuove giovani e brave leve. E per fare questo ha bisogno come minimo di un altro anno. Anche se Forza Italia rimane molto meno forte del suo partito, Renzi gli sta concedendo troppo tempo per guarire e risollevarsi.

Quindi cosa deve fare Renzi?

Il problema è che Renzi di tempo ne ha poco, deve andare a votare nella primavera del 2015 insieme alle elezioni regionali…

  • per votare prima di imporre un nuovo salasso ai cittadini con la nuova manovra finanziaria del 2015;
  • per anticipare la Troika, che aspetta il momento buono per commissariare l’Italia (dopo regolari elezioni sarebbe più complicato farlo subito);
  • per non permettere a Forza Italia e Berlusconi di risorgere completamente;
  • per mettere con le spalle al muro Vendola e mangiarsi SEL;
  • per non farsi logorare dalla minoranza interna del PD;
  • facendo tutte le riforme che portano più consenso entro fine anno e posticipando le altre più delicate;
  • approvando la nuova riforma elettorale (ma ce la faranno poi?) a dicembre per tenersi buono Alfano nel frattempo.

Ogni anno si parla di “autunno caldo”, anche quest’anno non mancheranno certo le sorprese…

matteo spigolon

MATTEO SPIGOLON

12 anni di esperienza politica sul campo, oltre a competenze di comunicazione e marketing politico. A differenza delle tradizionali agenzie, i cui consulenti non hanno mai fatto politica attiva e non hanno mai distribuito nemmeno un volantino, conosco esattamente i meccanismi interni della politica, le cose che funzionano e quelle che non funzionano, avendo vissuto in prima persona queste esperienze.

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